ISPI: la più grave crisi in 150 anni

9 giugno 2020

IL GRANDE BALZO INDIETRO

A causa della pandemia, l’economia mondiale va verso la peggiore recessione dal secondo dopoguerra. A lanciare l’allarme è la Banca Mondiale secondo cui a pagare il prezzo più alto della crisi saranno i paesi emergenti. Nel 2020 faremo tutti un grande balzo all’indietro: secondo la Banca Mondiale a causa della pandemia, che finora ha contagiato circa 7 milioni di persone, il prodotto interno lordo (PIL) globale dovrebbe contrarsi del 5,2. E il calo più evidente, previsto al -9,1%, sarà quello dell’area euro. Mai così tanti paesi avevano sperimentato una recessione del genere dal 1870. “Un colpo devastante per l’economia mondiale” lo ha definito David Malpass, presidente della Banca mondiale, che rivede al ribasso le stime del Fondo monetario internazionale (FMI) che ad aprile prevedeva un calo globale del 3%. La flessione sarà tra le peggiori degli ultimi 150 anni, superata solo dalla Grande Depressione degli anni ‘30 e dai periodi successivi ai due conflitti mondiali. “C’è bisogno di idee di per rilanciare l’economia, e presto. Altrimenti milioni di persone potrebbero sprofondare in condizioni di estrema povertà” avvertono gli esperti secondo cui le persone in povertà estrema potrebbero aumentare tra i 70 e i 100 milioni entro la fine dell’anno. Capitale umano a rischio? Secondo l’istituto di Washington la pandemia da coronavirus e il conseguente lockdown ha avuto un impatto negativo sulla crescita nonostante le misure di aiuto finanziario senza precedenti varate da governi e banche centrali. Per gli esperti si tratta della la crisi più grave degli ultimi 150 anni, che provocherà un calo consistente di Pil nel 90% dei 183 paesi presi in esame. Il colpo sarà più duro per i paesi in via di sviluppo e le economie emergenti: ci saranno più poveri e la chiusura delle scuole e la difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria di base “avrà ripercussioni, sul lungo periodo, anche sullo sviluppo del capitale umano”. Se infatti le economie più avanzate dovrebbero contrarsi del 7% nel 2020, quelle dei mercati emergenti subiranno una contrazione del 2,5%, la prima dall’inizio della pubblicazione dei dati aggregati, nel 1960. “La comunità globale deve unirsi per costruire una ripresa quanto più solida possibile, ed impedire a più persone di cadere nella povertà” ha sottolineato Ceyla Pazarbasioglu, vice presidente dell’Equitable Growth, Finance and Institutions della Banca Mondiale. Economie emergenti più esposte? La crisi in queste economie in gran parte informali sarà più difficile da combattere, a causa della mancanza di budget sufficienti e della scarsa capacità amministrativa di distribuire aiuti come le indennità di disoccupazione. In una nota pubblicata all’inizio di giugno, il FMI ha calcolato che le spese di bilancio per far fronte alla crisi rappresentavano l’1,4% del PIL nei paesi a basso reddito, il 2,8% nei paesi emergenti e l’8,6% nelle economie avanzate, che hanno maggior capacità delle altre di indebitarsi. Inoltre le rimesse dei migranti nei paesi di origine potrebbero diminuire del 19,7% nel 2020, con il rischio di aggravarne la crisi economica e sociale. Essendo impiegati principalmente nei settori più colpiti dalla crisi, come ristorazione, hotel, trasporti e vendita al dettaglio, infatti, i lavoratori della diaspora sono i più esposti alla disoccupazione o alla perdita di reddito. Incertezza sul futuro? Nello scenario migliore, che presume una ripresa entro la seconda metà dell’anno, la crescita globale dovrebbe rimbalzare al 4,2% nel 2021 con le economie avanzate al 3,9% e i paesi in via di sviluppo al 4,6%. Ma si tratta appunto di uno scenario ottimistico, in cui le misure di contenimento fossero superate entro la metà dell’anno nelle economie avanzate e un po’ più tardi in quelle in via di sviluppo. In caso contrario, se sorgessero nuovi focolai e i blocchi delle attività economiche venissero prolungati e le restrizioni estese o reintrodotte, l’economia globale potrebbe contrarsi dell’8% nel 2020, per poi riprendersi lentamente nel 2021, di poco più dell’1%, e solo le economie in via di sviluppo crollerebbero al -5%.     IL COMMENTO
di Sara Cristaldi, Co-Head Osservatorio Geoeconomia dell’ISPI “In tempi di COVID-19 leprevisioni sono destinate a essere smentite a breve. Lo ammettono FMI e Bancamondiale: i dati della più grave recessione per il Nord e il Sud del mondo sonodestinati a peggiorare. E, ancor peggio, il frutto della pandemia sarà undisastro a geometria variabile per i paesi avanzati, ma soprattutto per i paesiemergenti. Spazzati in un breve arco di tempo i benefici della globalizzazione,anche in termini di emersione di milioni di persone dalla povertà, oggi si vaverso un pericoloso aumento delle diseguaglianze a livello di stati e dicontinenti, con il carico di instabilità sociale che già si annuncia nellestrade d’America e di mezzo mondo. Urge una cura d’urto globale condivisa.Spetterebbe agire a G7 e G20 che però restano afoni e impotenti a causa delledivisioni interne. Una foto impietosa di un ordine mondiale superato dai tempi”.


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